Sezione Ticino

Scopo

L'Associazione Svizzera-Israele, costituita di fatto nel giugno 1967 a Lugano, è una associazione senza scopo di lucro, di pubblica utilità, ai sensi degli art.60 e seg. del CC e aderisce, come Sezione cantonale, all'Associazione Svizzera-Israele costituita il 15 dicembre 1957 a Zurigo. 

L'Associazione è laica, non-governativa, apolitica e apartitica. Ha per scopo di promuovere e intensificare le relazioni culturali, economiche e sociali tra la Svizzera, in particolare il Cantone Ticino, e Israele, per far meglio conoscere ai propri membri e alla popolazione ticinese le condizioni storiche, culturali, economiche e sociali del popolo e dello Stato d'Israele. Parallelamente, combatte l'antisemitismo, il razzismo e l'intolleranza religiosa. 


Possibilità storiche di creare uno Stato ebraico e uno Stato palestinese + date significative di questo percorso (in breve)

Le proposte di creazione di uno Stato palestinese: (5 occasioni ufficiali)

Nel corso del tempo, diverse organizzazioni internazionali, alcuni Stati e Israele stesso hanno offerto ai palestinesi la possibilità di costituire un proprio Stato indipendente. Di seguito sono riassunte cinque proposte ufficiali:

 

1. Commissione Peel (1936–1937)

Nel 1936 scoppiò una ribellione araba contro il mandato britannico e contro la crescente immigrazione ebraica. Per comprendere le cause della rivolta, venne istituita la Commissione Peel, che concluse che arabi ed ebrei desideravano entrambi il controllo della stessa terra.
La Commissione propose la spartizione della Palestina in due Stati: uno ebraico e uno arabo.
Secondo la proposta, gli arabi avrebbero ricevuto circa l’80% del territorio e gli ebrei il restante 20%.
La maggior parte delle componenti ebraiche accettarono la proposta, mentre gli arabi la rifiutarono, riprendendo la rivolta armata.

 

2. Piano di Partizione dell’ONU (1947)

Nel 1947, il Regno Unito chiese alle Nazioni Unite di trovare una nuova soluzione al conflitto tra arabi ed ebrei in Palestina.
L’ONU approvò la Risoluzione 181, che prevedeva ancora una volta la soluzione a due Stati: uno ebraico e uno arabo e la internalizzazione di Gerusalemme.
Anche in questo caso, gli ebrei accettarono la proposta, mentre gli arabi la rifiutarono, dando inizio alla guerra arabo-israeliana del 1948, combattuta con il sostegno di Giordania, Egitto, Iraq, Libano e Siria.
Al termine del conflitto (1949), la Cisgiordania e Gerusalemme Est — territori che l’ONU aveva prevalentemente destinato al futuro Stato palestinese — furono occupati dalla Giordania, mentre la Striscia di Gaza passò sotto il controllo dell’Egitto.

 

3. Dopo la Guerra dei Sei Giorni (1967)

Nel 1967, dopo la Guerra dei Sei Giorni, Israele conquistò la Cisgiordania, Gerusalemme Est e la Striscia di Gaza.
In cambio della pace, il governo israeliano propose due soluzioni:

  • restituire la Cisgiordania (West Bank) alla Giordania e Gaza all’Egitto;
  • permettere agli arabi di creare un proprio Stato indipendente.

Tre mesi dopo, i paesi arabi si riunirono a Khartoum (Sudan), da cui nacquero i famosi “Tre No”:

  • Nessuna pace con Israele (No peace),
  • Nessun negoziato con Israele (No negotiations),
  • Nessun riconoscimento di Israele (No recognition).

Fu così rifiutata per la terza volta la soluzione dei due Stati.

 

4. Vertice di Camp David (2000)

Nel 2000, il primo ministro israeliano Ehud Barak incontrò Yasser Arafat, leader dell’OLP, a Camp David, sotto la mediazione del presidente statunitense Bill Clinton.
Barak offrì la creazione di uno Stato palestinese sul 94% del territorio previsto per la Palestina dalla Risoluzione ONU del 1947, con Gerusalemme Est come capitale.
Anche in questo caso, Arafat rifiutò la proposta.
Clinton dichiarò:

“In 14 giorni, Arafat ha detto NO a tutte le proposte di soluzione.”

Subito dopo, ebbe inizio la seconda Intifada, caratterizzata da numerosi attentati terroristici contro civili israeliani.

Video di Bill Clinton 2024 in cui parla anche di questo vertice: https://www.bing.com/videos/riverview/relatedvideo?&q=recenti+2023+o+2024considerazioni+di+bill+clinton+su+arafat+camp+david+2000&&mid=E722AC092D0EE255A107E722AC092D0EE255A107&&FORM=VRDGAR

 

5. Proposta di Ehud Olmert (2008)

Nel 2008, il primo ministro israeliano Ehud Olmert migliorò ulteriormente l’offerta fatta da Barak otto anni prima, includendo ulteriori concessioni territoriali.
Anche in questo caso, il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen) rifiutò la proposta.

 

Il ritiro da Gaza (2005)

Tra le due ultime proposte (2000 e 2008), Israele si ritirò unilateralmente dalla Striscia di Gaza nel 2005, lasciando agli arabi il pieno controllo civile e amministrativo del territorio.
Tuttavia, la zona fu presto trasformata in una base di lancio di missili contro Israele, da parte dei gruppi armati palestinesi.


Considerazione finale

Alla luce di questi eventi, molti osservatori ritengono che la comunità internazionale non dovrebbe fare pressione solo su Israele per la soluzione a due Stati, ma incoraggiare i palestinesi e i paesi arabi a riconoscere il diritto di esistenza dello Stato d’Israele.

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Date significative (in breve):

1937 – Commissione Peel

La Commissione Peel, istituita dal Regno Unito per indagare sulle cause della rivolta araba del 1936, propose la spartizione della Palestina mandataria in uno Stato ebraico e uno Stato arabo.
Le reazioni furono contrastanti:

  • Gli arabi respinsero categoricamente qualsiasi proposta di divisione del territorio.
  • Gli ebrei mostrarono opinioni divergenti: una parte del movimento sionista rifiutò il piano, mentre altri lo considerarono un primo passo verso la creazione di uno Stato ebraico.

1947 – Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Risoluzione 181

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la Risoluzione 181, che prevedeva la spartizione della Palestina mandataria in due Stati, uno ebraico e uno arabo, mentre Gerusalemme sarebbe divenuta un corpus separatum sotto amministrazione internazionale delle Nazioni Unite.

La risoluzione fu approvata con 33 voti favorevoli, 13 contrari, 10 astensioni e 1 assenza.
Essa pose le basi per la fondazione dello Stato di Israele, proclamata il 14 maggio 1948, giorno in cui terminò il Mandato britannico sulla Palestina.

Gli Stati arabi rifiutarono di creare uno Stato palestinese e dichiararono guerra al neonato Stato di Israele.

1967 – Vertice di Khartoum

Dopo la Guerra dei Sei Giorni, la Lega Araba si riunì a Khartoum, in Sudan, per discutere la strategia comune nei confronti di Israele.
Il vertice divenne celebre per la dichiarazione dei “Tre No”:

  • No alla pace con Israele
  • No al riconoscimento dello Stato d’Israele
  • No ai negoziati con Israele

Questa posizione segnò per anni la linea ufficiale dei paesi arabi verso Israele e bloccò ogni tentativo di soluzione negoziata del conflitto.

1991 – Conferenza di Madrid

La Conferenza di Madrid si svolse nel 1991, ospitata dal governo spagnolo e co-sponsorizzata da Stati Uniti e Unione Sovietica.
Durò tre giorni e rappresentò il primo serio tentativo internazionale di avviare un processo di pace negoziato tra Israele, i palestinesi e gli altri paesi arabi coinvolti nel conflitto, tra cui Siria, Libano e Giordania.
La conferenza gettò le basi per i successivi accordi di Oslo del 1993.

1993 – Accordi di Oslo

Nel giardino della Casa Bianca, il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin e il leader palestinese Yasser Arafat firmarono gli Accordi di Oslo, alla presenza del presidente statunitense Bill Clinton, che ne fu il principale mediatore.
Gli accordi rappresentarono il primo riconoscimento reciproco ufficiale tra Israele e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) e posero le basi per la creazione dell’Autorità Nazionale Palestinese, con l’obiettivo di giungere progressivamente alla formazione di uno Stato palestinese indipendente.

2000 – Vertice di Camp David

Nel luglio 2000, si tenne a Camp David (Stati Uniti) un vertice di pace tra il presidente americano Bill Clinton, il primo ministro israeliano Ehud Barak e il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Yasser Arafat.
L’incontro mirava a raggiungere un accordo definitivo (“status finale”) sul conflitto israelo-palestinese.
Israele propose la creazione di uno Stato palestinese con il controllo del 97% dei territori della Cisgiordania e di Gaza, e Gerusalemme Est come possibile capitale palestinese.

Tuttavia, Yasser Arafat rifiutò la proposta, e il vertice si concluse senza alcun accordo. Pochi mesi dopo ebbe inizio la Seconda Intifada, che segnò una nuova fase di violenze e tensioni nel processo di pace.

2001 – Vertice di Taba

Il Vertice di Taba si svolse nel gennaio 2001 nella località di Taba, sulla penisola del Sinai (Egitto), e vide la partecipazione di delegazioni di Israele e dell’Autorità Nazionale Palestinese.
Fu un tentativo finale di rilanciare i negoziati di pace dopo il fallimento di Camp David (2000) e lo scoppio della Seconda Intifada.
Le parti si avvicinarono più che mai a un accordo definitivo, ma il processo si interruppe con le elezioni israeliane e il mutato contesto politico.

2007 – Conferenza di Annapolis

Nel novembre 2007, la Conferenza di Annapolis (Stati Uniti) rilanciò il negoziato di pace tra Israele e l’Autorità Nazionale Palestinese, sotto la mediazione degli Stati Uniti.
L’obiettivo dichiarato era raggiungere entro la fine del 2008 un accordo congiunto per la creazione di due Stati, uno israeliano e uno palestinese, in pace e sicurezza.
Nonostante il clima di apertura, la conferenza non portò a risultati concreti.

2008 – Piano di riallineamento (o Piano di convergenza)

Nel 2008 Israele avanzò il cosiddetto Piano di riallineamento, inizialmente chiamato Piano di convergenza.
Il progetto prevedeva il ritiro unilaterale di Israele da circa il 90% della Cisgiordania e l’annessione dei principali blocchi di insediamenti israeliani al territorio israeliano, con l’intento di definire confini di sicurezza stabili.
Il piano non fu mai attuato, anche a causa dell’instabilità politica e del rifiuto palestinese di un accordo non negoziato.

2010 – Parlazioni di pace congiunte

Nel 2010 ripresero le parlazioni dirette di pace tra Israele e l’Autorità Nazionale Palestinese, con la mediazione degli Stati Uniti.
I colloqui miravano a rilanciare il processo di pace avviato negli anni Novanta, ma si interruppero presto a causa del prosecuzionde degli insediamenti israeliani in Cisgiordania e della mancanza di fiducia reciproca tra le parti.

2019 – Workshop del Bahrain

Nel giugno 2019, il Regno del Bahrain ospitò il seminario “Pace per la prosperità”, promosso dagli Stati Uniti come parte del cosiddetto “Accordo del secolo” ideato dal presidente Donald Trump.
L’incontro si concentrò sulla parte economica della proposta americana, che prevedeva ingenti investimenti internazionali per favorire lo sviluppo dei territori palestinesi.
Tuttavia, l’Autorità Nazionale Palestinese boicottò il vertice, ritenendo il piano sbilanciato a favore di Israele e privo di una reale prospettiva politica.

2020 – Piano di pace di Trump

Nel gennaio 2020, il presidente Donald Trump presentò ufficialmente il suo “Piano di pace per il Medio Oriente”, conosciuto anche come “Accordo del secolo”.
Il piano prevedeva la creazione di uno Stato palestinese su parte della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, ma permetteva a Israele di annettere la maggior parte dei blocchi di insediamenti e la valle del Giordano.
Il piano fu accolto positivamente da Israele, ma respinto dai palestinesi, che lo giudicarono una violazione del principio di due Stati sui confini del 1967.

2020–2021 – Accordi di Abramo

Tra il 2020 e il 2021, grazie alla mediazione degli Stati Uniti, Israele firmò una serie di accordi di normalizzazione diplomatica con diversi paesi arabi.
I primi furono conclusi con gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein (settembre 2020), seguiti poi da Sudan e Marocco.
Questi trattati, noti come Accordi di Abramo, segnarono una svolta storica nei rapporti arabo-israeliani, poiché per la prima volta dopo decenni alcuni Stati arabi accettarono di stabilire relazioni ufficiali con Israele senza la previa risoluzione del conflitto israelo-palestinese.

Gli Accordi miravano a promuovere cooperazione economica, tecnologica e di sicurezza tra Israele e i firmatari, ma furono criticati dai palestinesi, che li considerarono un tradimento della causa palestinese e un indebolimento della pressione diplomatica araba su Israele.

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